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Alessandro Tagliolini

Alessandro Tagliolini nasce a Roma il 29 agosto 1931 da Antonio Tagliolini e Iolanda Scapigliati. Le attività di architetto e scenografo del padre lo mettono da subito in stretto contatto con il disegno e la progettazione. Tuttavia, abbandona la facoltà di architettura nel 1953: da qui inizia a concentrarsi sulla scultura. Segue infatti i corsi dello scultore Maurice Calka all’Accademia di Francia ed esegue poi a Roma i primi lavori a metà degli anni Cinquanta. La scultura si sviluppa come la sua vera vocazione, ma al contempo Tagliolini si avvicina al teatro e al giornalismo. 

È del 1955 il trasferimento a Caracas, con realizzazione opere personali e il lavoro a fianco dello scultore Giorgio Gori, come assistente. In questo abbiamo i primi esperimenti di scultura “en plein air” che, nella commistione tra natura, architettura e scultura, sarà l’elemento caratteristico della sua ricerca artistica futura. Altri stimoli giungeranno nei tre anni successivi, durante un lungo viaggio di formazione, pagato con il guadagno derivato dalla produzione di pannelli decorativi in gesso e sabbia a Caracas. Un percorso attraverso il mondo e verso Oriente, con in mano la sua rolleiflex, che lascerà il segno nella vita dell’artista romano. Contatti con grandi maestri quali Rivera, Siqueiros e Merida portano Tagliolini a concentrarsi anche sul rapporto tra ciò che è arte, espressione e ciò che è urbano, architettura. 

Un breve rientro in Italia lo vede  vincitore del “Premio per la giovane scultura italiana” del 1958, indetto dal Ministero della pubblica istruzione, grazie all’opera “Gli Amanti”. Dopodiché soggiorna nuovamente a Città del Messico, ospitato in casa del pittore Francisco Corzas, dove collabora con architetti quali Velazques e Torres e realizza Personajes per la Zona Rosa, area centro artistico-culturale della città. Proprio qui, tra gallerie d’arte e boutique eleganti, e, grazie a un amico in comune, conosce Veronica Hartman, con la quale si sposerà solo undici giorni dopo, il 15 febbraio del 1960. I due saranno compagni di vita e avranno tre figlie: Barbara (1961), Patrizia (1966) e Maria Sole (1970-1974). 

Alessandro Tagliolini con Veronica Hartman, 1997.

Alessandro e Veronica si trasferiscono a Roma poco dopo le nozze, in una “Trastevere ancora intatta, abitata da gente semplice, trattorie dove si poteva mangiare con poche lire, sorseggiando un ottimo vino di Frascati color ambra, servito fresco nella solita mezza-foietta” (Veronica Hartman, Fondazione Tagliolini). La realizzazione delle sculture avviene anche grazie amici carrozzieri, Lamberto e Mario, e alla loro officina sotto lo studio di via Santa Maria in Cappella 12. In questo luogo singolare, sopra alla bottega di un vasaio napoletano che vendeva la creta per gli artisti, “Si faceva il fuoco per tre giorni, curandolo sempre” (Veronica Hartman, Fondazione Tagliolini). Nel forno del XIII secolo l’artista romano cuoceva le sculture in terracotta, lavorando per molte ore consecutive.

La sua prima mostra personale è organizzata nel 1963 dalla  romana Galleria Spectrum e sarà presentata anche alla Galleria Seta di Sao Paolo e all’Istituto di cultura italiana di Rio de Janeiro. Successivamente Tagliolini si dedica alla scultura metallica, in bronzo e alluminio, alle scuture-fontane e ritorna nuovamente in Messico dove espone alla Galleria Misrachi e collabora con l’architetto Alvarez al progetto di una fontana. Contemporaneamente la forte passione per il teatro si concretizza nella scenografia, con la messa in scena di “Announce faite a Marie” di Claudel, “Intermezzi” di Cervantes e “Il Castello di Barbablù” di Bartok con il Gruppo “H”.

Gli anni Settanta

Negli anni Settanta cambia studio e si sposta in via dei Riari, dove lavora anche la moglie Veronica, che apre il suo primo laboratorio di restauro. Sono varie le amicizie e gli scambi con altri artisti come Carlo Quattrucci e Giulio Ciniglia. Nel frattempo, il ruolo di insegnante all’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione e al liceo artistico di via Ripetta lo porta a vivere stabilmente nella capitale. Contemporaneamente Tagliolini espone le sue sculture a Firenze, Colonia e Madrid, partecipa alla VI biennale d’arte di Roma, vince il concorso per la realizzazione di un murale negli uffici finanziari di Massa ed una scultura nella nuova sede del Genio civile di Pistoia. Progetta poi delle fontane per dei quartieri residenziali di Roma. Il 1973 si potrebbe considerare come un anno spartiacque nella ricerca artistica di Alessandro Tagliolini.

“Lui, sentendo la radio, aveva sentito fare una recensione di un libro che parlava dell’estetica del paesaggio. Lui è stato veramente colpito e ha voluto approfondire tanto è vero che poi è riuscito a incontrare questo personaggio. In quegli anni con Rosario Assunto lui praticamente devia la sua attività: una rimane sempre la scultura-disegno e l’altra è che si occupa del paesaggio, dei giardini” (Veronica Hartman, Fondazione Tagliolini). 

700Alessandro Tagliolini con Rosario Assunto.

La terza natura

L’interesse per il giardino e per il paesaggio si era già probabilmente originato durante i tre anni di viaggio intorno al mondo. Ma adesso, con Rosario Assunto, inizia un forte rapporto di scambio volto alla promozione della valorizzazione artistica dello spazio urbano e di difesa del paesaggio. Il progetto culmina con la costituzione dell’Archivio italiano dell’arte dei giardini a San Quirico d’Orcia. L’obiettivo dell’istituzione, tutt’oggi valido, è promuovere convegni, dibattiti e mostre sul tema del giardino contemporaneo. Sempre nel 1973 si inaugura la mostra sui giardini storici a San Quirico d’Orcia.   

Tra il 1974 e il 1976, su commissione della Repubblica Democratica del Sudan, Tagliolini realizza il Monumento dei martiri Sudanesi, nella città di Omdurman. Capezzano, in Pianore, vicino a Pietrasanta è il luogo dove decide di trasferirsi, con la famiglia, dal 1977. In questo momento lo studio del paesaggio e dei giardini, tanto storici quanto contemporanei, diventano la parte preponderante della sua ricerca artistica. I Giardini di Roma è il suo primo libro, che tratta i giardini romani anche dal punto di vista storico, dato alle stampe nel 1980. Vengono poi pubblicati Storia del giardino italiano (1988), il giardino italiano dell’Ottocento (1989) e Il giardino europeo del Novecento (1991).

Gli ultimi anni

Grazie all’architetto paesaggista e amico Pietro Porcinai, Tagliolini entra a far parte dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio) nella quale ricopre il ruolo di vicepresidente nazionale. Ha la possibilità di studiare il giardino dal punto di vista storico, di occuparsi di progetti di valorizzazione del paesaggio e di restauro filologico dei giardini storici. Periodo di studi che si esprimerà nella fondazione del Centro studi giardini storici e contemporanei di Pietrasanta nel 1985, del quale sarà presidente fino al 1998. Il Centro nasce per la promozione di convegni e incontri per lo studio dei giardini e per la realizzazione di progetti di ricerca documentaria e bibliografica tanto che entra nel Comitato Nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici del MIBAC.

Torna inoltre in America: nel 1995 tiene un corso sul giardino contemporaneo al Department of Landscape Architecture alla University of Pennsylvania, a Philadelphia ed espone nella Mayerson Hall il progetto Sky Garden, e nel 1999 è ospite all’università autonoma del Messico per una serie di lezioni sull’architettura del paesaggio. Fa consulenze al Comune di Napoli per le aree verdi del centro storico e del Parco Virgiliano, al Comune di Menfi per la progettazione monumentale del Parco dello sport e al Ministero dei Beni Culturali, fino al 1998, per la conservazione del Parco inglese della Reggia di Caserta e dei Giardini segreti della Galleria Borghese a Roma. 

Progetto Sky Garden, prospettiva.

Come in una strada parallela prosegue sempre anche la sua opera propriamente scultorea. Bronzo, acciaio e marmo si ritrovano in vari allestimenti personali, negli Horti Leonini di San Quirico d’Orcia, nel chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta, nel parco delle terme di Sciacca e in molte collettive di scultura. In questi ultimi tempi lavora su vari personaggi come il Pensatore, l’Atlante, l’Adamo e l’Uomo del terzo millennio.  

Fonda e dirige dal 1998 la rivista Architettura del Paesaggio, che diventa organo ufficiale dell’AIAPP. Nell’ultimo periodo della sua vita continua a lavorare come scultore. L’ultima scultura, non completata, fu l’Uomo con l’albero: “Scherzando diceva che si sentiva che si sentiva come lui, stanco, appoggiato a un tronco” (Veronica Hartman, Fondazione Tagliolini). Alessandro Tagliolini morirà a Pietrasanta l’11 luglio 2000, a 68 anni. Nello stesso anno riceverà il prestigioso Premio Porcinai per il progetto e la realizzazione del Parco delle Terme di Sciacca. Si può considerare Tagliolini, come una figura unica nel suo genere, che ha saputo fondere e contaminare scultura e architettura, restauro, progettazione del paesaggio.

Ma non solo, l’insegnamento, la relazione con studenti, apprendisti e amici era fortemente presente nel suo lavoro. Lavoro che si è evoluto, ma è partito e partiva sempre dal disegno, primordiale, preziosa e infinitamente personale modalità di concretizzare le idee. Lavoro che è rimasto sempre forte e vitale, e ha sviluppato nuove e singolari prospettive artistiche.

Cartello utilizzato durante i lavori a Sciacca, poi posto fuori dallo studio di Capezzano.