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Giovanni Tagliavia

Giovanni Tagliavia, quando Alessandro Tagliolini operò a Sciacca, era il bibliotecario comunale e collaborò ai progetti. Fu molto vicino a Tagliolini durante l’ideazione del piano paesaggistico e conosce le volontà che ne stavano alla base. Persona di grande cultura, vive a Sciacca e, oltre ad essere testimone dei fatti dell’epoca, lo è anche della situazione attuale.

Marta: Buongiorno signor Tagliavia, come le ho anticipato, vorrei chiederle se si ricorda le vicende in merito agli studi che Tagliolini fece sul tempo libero, come parte integrante del progetto di Sciaccamare. In particolare, per mia tesi, mi sto concentrando sull’ambito culturale, ovvero sui musei e sulle esposizioni. Relativamente al museo della civiltà contadina, so che c’è stata una raccolta di oggetti e attrezzi che poi sarebbero stati esposti.

Giovanni Tagliavia: quando Sandro cominciò a lavorare dovette confrontarsi con un territorio di 100 ettari, un milione di metri quadrati, però alla fine se ne realizzarono solamente 30 ettari con quattro fantastici alberghi, che oggi sono in funzione. All’interno di questo immenso podere vi erano proprietà diverse che la regione aveva comprato da diversi proprietari per unirle in un’unica area. Tra le proprietà vi erano due bagli antichi: baglio Friscia e baglio Maglienti. Nel baglio Friscia non abbiamo fatto moltissimi interventi, quasi nulla, perché era in una posizione molto marginale e non ci siamo arrivati. Mentre il baglio Maglienti era centrale rispetto ai vari alberghi e qui lui immaginò, oltre di restituire e ricostruire l’ambiente contadino, la realizzazione di un museo dedicato alla civiltà contadina. Raccolse gli oggetti e gli attrezzi grazie alle conoscenze di ex-contadini che aveva fatto nell’area, senza comprare niente. In fondo il lavoro che si intendeva fare a Sciacca, che ho fatto pure io, era quello di ricostituire il giardino siciliano. Gli stessi contadini che sapevano come lavorare sul giardino siciliano, quindi sugli aranci, sui melograni, sulla frutta in genere, furono interpellati. Il tutto voleva essere inframmezzato da un grandissimo uliveto tutt’oggi esistente. Questa operazione poi venne bloccata. Io sono andato a fare una ricognizione fotografica della situazione attuale con Barbara Tagliolini, posso mandargliele volentieri. Oggi non c’è più nulla degli attrezzi.

Marta: va bene, la ringrazio molto. 

Giovanni Tagliavia: successivamente, quando si bloccò l’operazione e il tutto fu circoscritto ad un appezzamento di 30 ettari, io non ho più seguito le vicende da vicino e non ho più saputo che fine abbiano fatto tutti gli oggetti e gli attrezzi. Diciamo che è molto probabile che qualcuno le abbia trafugate. Se può servire ai fini della tesi, questo baglio fu ceduto al comune. Questo avvenne perché in cambio di oneri di urbanizzazione che non aveva ricevuto il comune, l’ente regionale cedette il baglio Maglienti e un fabbricato che noi chiamavamo il bunker (non so come mai lo chiamassimo così) che in realtà era una pizzeria al servizio degli alberghi. Sicuramente la presenza di Tagliolini a Sciacca è stata molto importante e molto viva, anche perché lui realizzò vari giardini di ville padronali moderni. Il parco delle Terme è stato un altro progetto molto importante. 

Marta: le chiedo anche, se si ricorda, se Tagliolini le ha mai parlato di testi e di altre esperienze di valorizzazione di cultura materiale che aveva studiato per proporre la realizzazione del museo della civiltà contadina. Infatti, ella relazione di progetto si fa riferimento al Museo Pitré come punto di partenza della proposta di valorizzazione della cultura materiale contadina. Lei sa di altri studi, libri, musei che potrebbero essergli stati di riferimento? Ad esempio, a Palermo pochi anni prima erano stati fatti vari convegni sulla cultura materiale siciliana. 

Giovanni Tagliavia: io sui convegni in particolare non riesco a ricordare, però sicuramente non si è avvicinato alla cultura siciliana per caso e all’improvviso: era uno studioso e ogni cosa che progettava derivava da analisi preliminari sempre approfondite. Se ha citato il Pitré sicuramente era al corrente anche di tutto il movimento che ruotava attorno a questo tipo di museo. Il Pitré lo conoscono tutti in Sicilia, ma se lui si è cimentato in questa opera monumentale e soprattutto ha operato per tanto tempo ha Sciacca aveva certamente sviluppato una grande conoscenza di questa area e delle sue tradizioni. Tagliolini era di un certo livello e avendolo conosciuto posso dire che sono sicuro che anche dietro al museo della civiltà contadina ci potessero essere riferimenti agli approcci contemporanei al periodo. Io ho un ricordo molto vivido del luogo, anche perché quasi tutte le mattine passeggio in quel parco. Secondo il progetto di Sandro ogni angolo avrebbe dovuto avere un senso. Ho un ricordo per ogni punto. Per esempio, in una parte orientale del parco Sandro trovò dei viottoli e dei sedili in pietra e allora si inventò la Valletta Sicana e ci fece sistemare tutta questa area. Sono contento che da un po’ di tempo qualcuno si sta ancora ricordando di lui e di valorizzare questo immenso progetto.