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Il restauro del verde 2

Il chiostro dei Procuratori

Le fonti descrivono il Chiostro dei Procuratori con aiuole “tutte piene di agrumi e di ogni sorta di fiori e di piante odorifere”. Testimonianza ne era un grande albero di arancio, sopravvissuto al corso degli eventi. I vialetti principali convergevano in una fontana con un tritone e quattro delfini molto danneggiati. Vialetti minori tagliavano a croce i viali maggiori. Questo giardino, destinato all’incontro degli amministratori dei beni temporali della Certosa, doveva sicuramente essere estremamente raffinato.

Progetto di restauro del giardino del chiostro dei Procuratori (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Progetto di restauro del giardino del chiostro dei Procuratori (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

Si fece uno studio sulle essenze odorifere da piantare nelle quattro aiuole divise da vialetti in quattro scomparti minori nel cui centro vengono ricollocati eleganti piedistalli in marmo un tempo coronati da vasi per i fiori, oggi non più esistenti. Attorno al vecchio arancio vennero posizionate giovani piante di arancio.

Lista delle essenze da collocare nel giardino dei Procuratori (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Lista delle essenze da collocare nel giardino dei Procuratori (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

Gli interventi nel chiostro del Priore

Il giardino del chiostro del Priore è, nella Certosa, l’esempio di più alto livello di giardino settecentesco. L’ambiente si estende in lunghezza e vi si affacciano i giardini delle prime quattro celle. La vegetazione del chiostro del Priore necessitava di un rapido intervento, in quanto in passato aveva subito insieme alle altre aree verdi uno sconsiderato intervento di rimboschimento.

Progetto di restauro del giardino del Priore (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Progetto di restauro del giardino del Priore (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

Rimuovendo la vegetazione originale, gli alberi patologicamente irrecuperabili o esterni all’originale conformazione del luogo e creando parterre a prato di facili manutenzioni collocando vasi ornamentali sarebbe stata immediata la lettura della composizione originale. Per garantire la conservazione della flora si ideava un impianto di irrigazione sotto alla pavimentazione, mentre per permettere la visita anche nelle ore notturne si delineava un corretto sistema di illuminazione. Erano numerosi gli elementi di arredo che necessitavano di essere restaurati. In primis, la scala che scende dalla loggia, decorata con bassorilievi allegorici, era in pessimo stato di conservazione. La pavimentazione del giardino formava con le aiuole un elegante motivo di rientranze semicircolari, dove in origine si trovavano dei vasi ornamentali.

Progetto di restauro degli arredi del giardino del Priore (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Progetto di restauro degli arredi del giardino del Priore (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

La fontana di sfondo al vialetto aveva sulla sommità una scultura della Madonna con Bambino. Sulla parete di fondo vi erano solamente pochi resti dei dipinti dei paesaggi con una balaustra in primo piano che dovevano creare un grande effetto scenografico. Sui pilastri del portale di collegamento al giardino di Clausura, vi erano elementi floreali in ferro all’interno di vasi lapidei, i quali necessitavano un attento restauro. Una fontana parietale si trovava sul fondo del portale, con da nuvole e angeli scolpiti nella pietra locale, che purtroppo mancavano nella parte terminale. Si prevedeva di sistemare la rete fognaria, restaurare le fontane, tanto nei giochi d’acqua che nelle sculture e nelle pavimentazioni. I materiali lapidei che erano stati rinvenuti in altre aree del complesso, saranno riposizionati all’interno del giardino.

La fontana del chiostro grande

Della fontana del chiostro grande era sopravvissuta solo la prima tazza, con un fusto scanalato su una base ottagonale con incise le data di costruzione (1640). Le fonti iconografiche di Salmon62 la descrivono molto simile a quella del chiostro della Foresteria (quindi composta da due tazze, di cui la minore ornata da quattro mascheroni scolpiti, sorrette da fusti scanalati) su di un basamento ottagonale rialzato perimetralmente da gradini e pavimento con lastre di pietra ottagonali tra le quali si inseriscono a disegno i mattoni. Tuttavia, le fonti sonopiù ideali che realistiche in quanto la scultura non fu mai completata.

L’ipotesi venne dimostrata anche dalla mancanza dei fori per la fuoriuscita dell’acqua nella struttura. Tagliolini ritrovò la seconda tazza della fontana in una grande vasca con quattro mascheroni scolpiti recuperata insieme ad altri numerosi reperti che nel tempo erano stati accatastati in alcuni ambienti sotterranei della Certosa. Probabilmente, come descritto anche dal Sacco, la struttura della fontana si concludeva con una forma di pigna.

La fontana del chiostro grande prima del progetto di restauro (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
La fontana del chiostro grande prima del progetto di restauro (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Ricostruzione della fontana del chiostro grande (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).