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L’acquedotto e il mulino di Sant’Andrea

Nelle incisioni settecentesche che raffigurano la Certosa era presente anche un acquedotto. In un’incisione di Salmon probabilmente c’erano due fuoriuscite all’acqua, che si congiungevano prima di raggiungere il muro divisorio del giardino. La pianta del Sacco è invece più dettagliata e i prospetti forniscono un’immagine reale dell’acquedotto costruito in pietrame e conci, rifinito sul profilo terminale e nelle imposte degli archi.

Incisioni di Salmon che raffigurano l’acquedotto (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini)
Le incisioni di Salmon che raffigurano l’acquedotto (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

Lo scavo archeologico aveva permesso il ritrovamento di parti murarie originale e dei piloni, con tracce della loro fondazione. Erano pochi frammenti che tuttavia riuscivano a dare l’idea della posizione e della grandezza della costruzione. Probabilmente esisteva anche una canalizzazione in pietra collegata alla sorgente, della quale erano stati ritrovati molti elementi lapidei. Nel giardino antistante all’edificio si trovava ancora la macina inferiore del mulino che era collegato all’acquedotto, il quale era in grado di avviare sia la macina del mulino che il frantoio, come descritto dal Sacco. Per il disegno di ricostruzione dell’acquedotto Tagliolini si era basato sui prospetti del Sacco. 

I prospetti del Sacco che raffigurano l’acquedotto (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

Il mulino di Sant’Andrea venne invece costruito (nella località Serrone di Santandrea) a cavallo tra settecento e ottocento. Per la sua edificazione si sfruttò una parete del contiguo monastero di Sant’Andrea di Conza, Questa vicinanza al monastero causò speso conflitti tra i soci comproprietari e il Monastero. Nel 1825 si raggiunsero degli accordi di gestione che placò le incomprensioni. Durante il progetto si studiò anche il meccanismo della macinatura e il funzionamento degli antichi mulini, che permise anche di comprendere dove si situava l’antica costruzione.

Ipotesi di ricostruzione del mulino di Alessandro Tagliolini (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).