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La Certosa e il progetto esecutivo

Il complesso architettonico della Certosa di San Lorenzo è situato a Padula, in una fertile conca nella provincia di Salerno denominata Vallo di Diano. è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale. La costruzione ebbe inizio nel 1306, su commissione del Conte Tommaso Sanseverino ma proseguì, tra ampliamenti e variazioni, sino al XIX secolo. Sono pochi gli elementi superstiti dell’impianto antico: i più rilevanti dal punto di vista storico-artistico e architettonico sono il portone della chiesa e le volte che ne caratterizzano i soffitti interni. Gli interventi di modifica principali vengono apportati a partire dal XVI secolo, successivamente al concilio di Trento. Dopo aggiunte barocche, risistemazione degli spazi e realizzazione di affreschi settecenteschi, nel 1807 il luogo fu abbandonato dai monaci certosini durante il periodo di dominazione francese nel Regno di Napoli

Il complesso della Certosa di San Lorenzo di Padula visto da Google Earth.
Il complesso della Certosa di San Lorenzo di Padula visto da Google Earth.

La maggior parte del patrimonio librario e delle suppellettili andarono persi e la Certosa di Padula rimase abbandonata. Dichiarato monumento nazionale nel 1882, la Certosa è stata presa in consegna dalla Soprintendenza per i Beni architettonici di Salerno e nel 1982 sono cominciati i lavori di restauro.

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La corte esterna è costituita da un grande cortile rettangolare intorno al quale erano ospitate buona parte delle attività produttive. L’originaria veste cinquecentesca, realizzata in pietra locale e rigidamente scandita dall’ordine dorico delle colonne binate, fu arricchita in epoca barocca con statue e pinnacoli.

Il chiostro della Foresteria, tardomanierista, è composto da un portico, con una fontana al centro, e da un loggiato dal quale si eleva la torre dell’orologio.
La loggia è ornata con pitture seicentesche.
La chiesa, a navata unica con cinque cappelle sul lato destro è divisa in due zone da una parete. Due sono anche i cori. L’altare maggiore, in scagliola e madreperla, viene attribuito a G. D. Vinaccia (XVII secolo circa). Gli interni sono decorati con stucchi dorati di gusto settecentesco che vanno a sovrapporsi ad una struttura sicuramente trecentesca. Accanto alla serie di suggestive cappelle laterali, si trovano la Sala del Capitolo, ricca di stucchi settecenteschi, e la Cappella del Tesoro, che costituiva una sorta di cassaforte dove probabilmente veniva custodito e protetto il prezioso arredo della chiesa. Nella Cappella del Fondatore, collocata in un angolo del chiostro, si può ammirare l’altare in scagliola.

Il chiostro dei procuratori è composto da un portico al piano terra e da un corridoio finestrato al piano superiore: qui si collocavano gli alloggi dei procuratori, mentre al piano di sotto era situato il refettorio dei monaci conversi. Una fontana in pietra con delfino e animali marini si trova al centro del chiostro. Sopra la cella del Priore si trova la biblioteca, un vasto ambiente che conserva il pavimento maiolicato e le decorazioni del soffitto, custodiva decine di migliaia tra libri, codici miniati, manoscritti, di cui oggi solo una piccolissima parte, circa duemila volumi. Varcata la soglia, ci si trova di fronte alla scala elicoidale che conduce all’antisala della biblioteca. E’ una scala in pietra, raccordata unicamente da un cordolo ricavato negli stessi scalini, culminante in una balaustra anch’essa in pietra. Le tele che decoravano il soffitto vennero restaurate da Veronica Hartman, restauratrice e moglie di Tagliolini, la quale lavorava per la soprintendenza di Salerno.

La cucina era probabilmente un refettorio riadattato. Affreschi un po’ offuscati dal tempo e dai fumi della cucina decorano la volta a botte. Vi si trovano tavoli di lavoro in pietra e una grande cappa al di sotto della quale è collocato, sui fuochi utilizzati di solito, l’antico bollitore. Il refettorio è una sala costruita nei primi decenni dei XVIII secolo di forma rettangolare.

Il chiostro grande, con i suoi quasi 15.000 metri quadrati di superficie, risulta essere tra i maggiori in Europa. La costruzione fu avviata nel 1583 rifacendo sostanzialmente un chiostro preesistente. Il Chiostro si sviluppa su due livelli ed al centro è collocata una bella fontana a forma di coppa, realizzata in pietra e datata al 1640.

Lo scalone ellittico a doppia rampa, l’ultima opera che i padri riuscirono a vedere realizzata prima delle soppressioni francesi, unisce i due livelli del chiostro grande. Un’opera che appare come un maestoso elemento scenografico illuminato dai suoi sette grandi finestroni che spaziavano sul paesaggio circostante.

Lo scalone a doppia rampa. chttp://www.polomusealecampania.beniculturali.it/ index.php/gli-ambienti-padula/35-certosa-di-san-lorenzo-padula-gli-ambienti/162-chiostro- grande-scalone-celle-arte-contemporanea
Lo scalone a doppia rampa.

Il grande giardino della clausura corrisponde in minima parte alla sistemazione settecentesca, soprattutto a causa degli interventi effettuati durante le due guerre mondiali per la costruzione dei ricoveri dei prigionieri.

Il chiostro grande. http://www.polomusealecampania.beniculturali.it/index.php/ amministrazione/amministrazione-trasparente/35-certosa-di-san-lorenzo-padula-gli-ambienti
Il chiostro grande.

Il progetto esecutivo di restauro

Sul finire degli anni Ottanta Alessandro Tagliolini venne chiamato dal soprintendente Mario De Cunzo (Soprintendenza B.A.A.A.S. Di Salerno e Avellino) a progettare il restauro dei giardini e delle aree verdi della Certosa. Questo incarico di restauro è il primo conferitogli nella Regione Campania. La prassi del periodo, adottata anche dalle Soprintendenze, era quella di occuparsi del restauro delle architetture per poi delegare a ditte di giardinaggio il “ripristino” delle aree verdi presenti.54 A Padula avvenne diversamente: al restauro dei suoi giardini si dedicò una forte attenzione. Il progetto comprese gli anni dal 1986 al 1989 ed è stato quasi completamente realizzato. Tuttavia, come in altre occasioni di progetto, il contributo di Tagliolini va inteso oltre i limiti della concreta realizzazione dell’opera che spesso è stata alterata nei suoi originari criteri. Al momento dell’inizio dei lavori del Progetto esecutivo di restauro dei giardini e sistemazione delle aree della Certosa si S. Lorenzo in Padula (SA) la condizione generale del complesso era di parziale interramento, causato da due distinte alluvioni avvenute durante il XIX secolo.

La Certosa si era trasformata in un elemento architettonico apparentemente slegato dal territorio: gli antichi tracciati erano scomparsi sotto al terreno alluvionale. Per ipotizzare gli interventi di scavo necessari e ricostruire, dove possibile, l’originale conformazione del luogo vennero eseguiti dei rilievi a terra e aerofotogrammetrici e si studiarono le fonti documentarie, in particolare il rilievo eseguito dal Monsignor Antonio Sacco.

Rilievo aerofotogrammetrico del complesso della Certosa di San Lorenzo (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Rilievo aerofotogrammetrico del complesso della Certosa di San Lorenzo (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

Le fasi di scavo che precedettero l’effettivo restauro furono gestite da Tagliolini con una metodologia chiaramente riferita all’archeologia. Egli si era precedentemente informato, in via trasversale, sul metodo leggendo il libro del Malacorda, che descrive gli scavi nel Conservatorio romano di Santa Caterina della Rosa, i quali furono tra i primi esempi italiani di scavo archeologico in un sito post-medievale. Questa vicenda fece da stimolo e da confronto a Tagliolini nel progettare gli scavi e il restauro a Padula: infatti, “pretendeva che i giardinieri, che non erano archeologi, scavassero e setacciassero il terreno con molta attenzione”.

Planimetria generale della Certosa (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Planimetria generale della Certosa (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

Il progetto di Tagliolini a Padula è stato molto esteso. Sono stati vari gli interventi:

  • –  Lo studio degli antichi tracciati e delle presenze Archeologiche perindividuare un accesso alternativo alla Certosa e un parcheggio interno;
  • –  La sistemazione della corte esterna all’area di ingresso e il parcheggio dellazona interna;
  • –  Il progetto di un’entrata e di un parcheggio;
  • –  La sistemazione paesaggistica dell’area tra il fronte della Certosa e ilmonumento di San Brunone;
  • –  Il restauro dei giardini e delle aree esterne;
  • –  Il progetto di restauro delle fontane e delle decorazioni del chiostro dellaspezieria con sistemazione dell’architettura del verde;
  • –  Il progetto di sistemazione del chiostro dei procuratori;
  • –  Il restauro delle decorazioni, giardini, pavimentazioni e architettura delChiostro del Priore e del Chiostro adiacente alla biblioteca;
  • –  La ricostruzione della fontana del Chiostro Grande;
  • –  I progetti di arredo delle celle n. 5,6 e 11;
  • –  Il restauro e ripristino del grande giardino di Clausura;
  • –  La ricostruzione dell’Acquedotto;
  • –  Il progetto per i parcheggi nella zona dello stadio.