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Il restauro del verde 1

Questa pagina propone i restauri più rilevanti effettuati a Padula.

La sistemazione delle aree contigue alla certosa

L’area tra l’esterno della Certosa e il monumento a San Brunone era stata gravemente danneggiata dalle inondazioni. Con la costruzione della via della stazione sul terreno alluvionale, l’originaria configurazione dell’area era definitivamente svanita. Inoltre, lungo la strada, erano stati costruiti vari edifici privati. L’area di fronte all’ingresso era fortunatamente rimasta non edificata, la cui strada venne costruita per la maggior parte sull’antico viale che conduceva alla Certosa e si concludeva con il monumento di San Brunone. Di fronte al complesso certosino si trovava anche l’Hotel Certosa.

Disegno che mostra in giallo l’antico percorso che dalla Certosa conduceva al monumento di San Brunone (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Disegno che mostra in giallo l’antico percorso che dalla Certosa conduceva al monumento di San Brunone (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

La sistemazione di questa zona voleva essere intesa non solo a livello paesaggistico, ma anche come restauro storico. Infatti, l’antica strada che dal complesso certosino raggiungeva il monumento era in passato un lungo viale dove i monaci solevano passeggiare. Nel progetto si proponeva il recupero di questo iconico viale che imprimeva “il segno autorevole della Certosa nel territorio”, per creare un vasto giardino all’entrata del complesso. Così facendo si voleva restituire alla Certosa la sua dimensione visiva prospettica, rendere più semplice l’ingresso e recuperare elementi con importanti valenze storiche.

Tavola della sistemazione paesaggistica dell’area antistante la Certosa (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Tavola della sistemazione paesaggistica dell’area antistante la Certosa (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

La sistemazione dell’area compresa tra il muro di cinta e il settore occidentale della Certosa, prospiciente la loggia del Priore, va considerata come un’operazione paesaggistica che aveva come fine la restituzione del giardino certosino. Le opere che erano state eseguite in precedenza avevano diviso l’area in due settori: uno di colture prative e l’altro a parco con fini ornamentali. Le piantagioni nel parco avevano completamente stravolto la natura del luogo, sia perché erano eccessive e posizionate troppo vicine tra loro. Il restauro prevedeva quindi l’asportazione delle siepi e degli arbusti infestanti, per piantare il bosso lungo i viali, così come era documentato nelle fonti storiche.

Il giardino di clausura

La vasta area che si estende sul lato ovest del complesso apparteneva in origine al giardino grande, denominato Desertum, a memoria del Desert es Chatreuse, il luogo dove San Bruno accolse i primi seguaci. Verso la fine del Settecento esisteva un grandioso giardino, del quale era rimasto molto poco a causa della costruzione nell’area di baracche per i prigionieri di guerra e altri danni successivi. Nel 1846 il Raccio descriveva questa area come un “fondo delizioso di un piano perfetto, simmetricamente diviso da grandi viali destinati al passeggio. Fiancheggiate da basse siepi di bosso e da alberi delle più scelte e svariate frutta menano a diversi crocicchi di figura circolare e vestiti di spalliere di allori, di cipressi, di elci, che sono diagonalmente intersecati da altri sentieri. Il terreno, tranne una parte addetta ad ortaggi, è tutto impiantato di viti ad arbusto in ordini fra loro distanti per modo che vi si semino cereali”. Prima dell’inizio dei lavori restavano il primo viale, ornato da fontane alle estremità, e il viale centrale, all’epoca fiancheggiato da cipressi.

Progetto di restauro del grande giardino di Clausura (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).
Progetto di restauro del grande giardino di Clausura (dalla relazione del progetto di restauro a Padula, per concessione della Fondazione Alessandro Tagliolini).

L’area è tagliata in due settori definiti: la pineta e la distesa di erbe foraggere dove si scorge la cappella di San Rocco, datata 1801, anno in cui si pensa sia stato ultimato anche il giardino. Si erano conservati anche i fondali nella cinta muraria e una traccia di apertura verso l’adiacente strada.
Si ipotizzava che il giardino fosse diviso da viali lunghi circa 300 metri che intersecandosi formavano quattro scomparti che richiamassero il modulo del Chiostro Grande. Tagliolini comprese come il disegno dei viali richiamasse lo schema della graticola di San Lorenzo, ricorrente nell’architettura certosina e legata alla tradizione di Padula. Lo stesso motivo si era ritrovato scolpito agli angoli dei balconi dell’appartamento del Priore, affacciato su questo giardino.

Il restauro del giardino della Spezieria

Il progetto di restauro delle fontane e delle decorazioni del chiostro della spezieria rappresenta un importante contributo per la lettura storico-artistica del monumento e viene pensato per un pratico riutilizzo del luogo. Esso è infatti abbastanza esteso, i cui rilievi avevano accertato la presenza al centro del chiostro della peschiera (visibile anche in stampe del XVIII secolo) e di una pavimentazione che si collegava alla corte esterna. Si ipotizzava che l’alluvione avesse distrutto l’edificio dei fienili che lì si affacciava. Nei quarant’anni precedenti al progetto l’area era stata adibita alla coltivazione e questo ne aveva preservato l’integrità. Gli obiettivi erano prima di tutto mettere in relazione questa area con la corte esterna, rimuovendo il terreno alluvionale e proseguendo con uno scavo manuale. Si prevedeva inoltre la sistemazione dell’area compresa tra gli edifici in un giardino realizzato in parte sui frutteti preesistenti e allungato verso il parco.