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Paolo Naldi e Ugo Sani

Paolo Naldi e Ugo Sani hanno conosciuto Alessandro Tagliolini, con il quale hanno realizzato i primi progetti relativi all’Archivio Italiano dell’Arte dei Giardini. Ugo Sani sarà colui che proporrà di costituire la Fondazione Tagliolini, della quale sarà il primo presidente. Il fotografo di paesaggio Paolo Naldi è il presidente attuale: si occupa con grande dedizione e interesse della gestione delle attività della Fondazione.

Marta: potreste parlarmi di come è iniziato il rapporto di AT con San Quirico d’Orcia?

Ugo Sani: il centro Studi del giardino e del paesaggio è nato nel 2006 e da allora fino al 2015 (quando sono passato ad assessore) ne sono stato il Presidente

Paolo Naldi: dal 2015 sono subentrato io. Svolgo questo incarico con entusiasmo perché posso contare sulla collaborazione di persone valide sia all’interno che all’esterno del Consiglio di indirizzo: i 4 comuni della Val d’Orcia, un rappresentante dell’Unione dei comuni, un rappresentante della Sovrintendenza e la signora Veronica Tagliolini in qualità di rappresentante della famiglia che ha una lucidissima memoria storica e ha vissuto in piena sintonia con Alessandro.

Ugo Sani: nel 1971 qui a San Quirico ha preso il via un’iniziativa di scultura, contemporanea che negli anni è proseguita. Nasce come mostra di scultura negli Horti Leonini, giardino che era ancora proprietà della famiglia Chigi che lo metteva a disposizione del comune. Inizialmente erano mostre collettive, poi nel tempo ci si è spostati verso le personali. Sia io che Paolo siamo stati impegnati fin da molto giovani nelle attività culturali del paese, tra cui appunto Forme nel Verde. Il responsabile di questa iniziativa era Mario Guidotti, addetto stampa alla Presidenza della Camera e interessato all’arte contemporanea, aveva vari contatti  e rapporti con gli artisti e riuscì a fare il lavoro si organizzazione della mostra. In quell’anno approdò a San Quirico Alessandro Tagliolini con il quale io e Paolo siamo stati i primi a confrontarci. Ovviamente non lo conoscevamo, era tutto sommato un giovane scultore, anche se poi ci raccontò che in realtà aveva già lavorato anche nell’ambito dei giardini unitamente alla scultura. Noi avevamo creato un rapporto anche relativamente alla passione per la fotografia a prescindere dal discorso artistico. Certamente il fatto che ci fosse un giardino cinquecentesco (Horti Leonini) che per la maggior parte dell’anno era precluso alla popolazione fu una spinta ad interessarci dell’arte dei giardini. Fu Tagliolini che propose di dare vita a un centro, che poi si chiamerà Archivio Italiano dell’Arte dei Giardini, per una rassegna fotografica, partendo dall’Italia centrale e dai giardini cinquecenteschi sia perché era stato il periodo di maggior fioritura dei giardini italiani, che per la presenza a San Quirico degli Horti Leonini. Nacque questa idea, avevamo messo su anche un gruppo.

Paolo Naldi: eravamo in sei o sette e avevamo affittato uno studio in un appartamento di un amico qui a San Quirico. Partecipammo effettivamente al progetto dell’Archivio in quattro: io, Ugo Sani, Mauro Taddei e Fiorenzo Sodi. Però il primo anno, quando realizzammo la prima mostra, della quale non fu realizzato il catalogo, fu con fotografie non nostre, ma con delle belle fotografie in 6×6 di Alessandro Tagliolini di molti giardini del Lazio. Rosario Assunto scrisse dei testi di ragionamento filosofico. Quindi vediamo Alessandro Tagliolini quasi esclusivamente come fotografo. C’era non solo una conoscenza tra i due, ma una stima reciproca prima da parte di Tagliolini, però lo stesso Rosario Assunto era rimasto fortemente colpito dalle opere e dalle idee di Tagliolini tant’è che fu il primo Presidente dell’Archivio.

Paolo Naldi: la mente di Tagliolini era già orientata ai giardini, prima con sculture-fontane e poi proprio a livello progettuale. Poi successivamente iniziammo a partecipare anche noi ed esporre nelle mostre. La prima fu con Isa Belli Barsali con fotografie principalmente focalizzate sull’asse giardino-architettura.

Ugo Sani: Tagliolini partecipò alle prime tre mostre. Il primo catalogo è stato sui giardini del senese nel 1976, realizzato dopo le prime due mostre. La mostra fatta a Lucca con Isa Belli Barsali è importante perché nasce proprio in relazione all’abbandono delle ville lucchesi, anche perché i proprietari non riuscivano spesso a sostenere economicamente le spese di manutenzione dei giardini. È stata una mostra di denuncia e documentazione del degrado dei giardini del lucchese. Con questa mostra si diede vita a una legge regionale sulle ville lucchesi che consisteva fondamentalmente in sgravi fiscali per i proprietari che avessero provveduto alla manutenzione dei giardini delle ville.

Paolo Naldi: si documenta la quasi nulla considerazione verso i giardini del periodo. Già nell’introduzione ai giardini del senese si vedono in alcuni casi, in ville non particolarmente grandi e importanti e di periferia, si vede il degrado.

Ugo Sani: Inizialmente il taglio delle fotografie venne molto influenzato da Isa Belli Barsali verso un’impostazione architettonica, poi si è riusciti a spostare il focus sui giardini anche con qualche contrasto. Comunque noi siamo da una situazione di valorizzazione verso un giardino (gli Horti Leonini) che non è nato in relazione alla villa (ha solo un’abitazione nelle mura) ma singolarmente. Successivamente fu realizzata anche una mostra relativamente a Baldassarre Peruzzi.

Paolo Naldi: per realizzare questo catalogo Isa Belli Barsali va in biblioteca del Quirinale a Roma e trova molti documenti relativamente alle ville senesi. Purtroppo, Isa Belli Barsali muore (1986) e dopo otto anni anche Rosario Assunto (1994). Da qui si partirà con una serie di ricerche sulle ville più relativamente al giardino.

Ugo Sani: non si tratta più di mostre ma di una collana di quaderni che escono a-periodicamente, in base ai finanziamenti, su vari temi. Dopo aver pubblicato, in collaborazione con la Regione Toscana, gli atti del convegno sul Giardino Storico Italiano nel 198, la Regione Toscana cerca quindi di collocarla all’interno di progetti di sua competenza proponendo anche finanziamenti. Pongono poi una condizione che era quella di rimanere nell’ambito toscano, lasciando perdere Roma. Questa sorta di obbligo, senza certezze ci aveva posto dei dubbi. Tagliolini più di me ebbe una reazione di rifiuto, non accettando queste condizioni. La Regione ha poi partecipato in effetti a pochi progetti. L’assessore dell’epoca, Mariella Zoppi, si è sempre occupata di giardini e ha fondato poi un centro di studio dei giardini a Firenze. Negli anni ottanta la Regione Toscana aveva dato un progetto di censimento a tutti i giardini della Toscana a un gruppo di giovani che avevano realizzato delle schede ministeriali (il modello della scheda venne sperimentato da Francesco Negri Arnoldi proprio sugli Horti Leonini). Io chiesi che queste schede potessero essere trasferite a San Quirico e che potessero essere consultate qui in Archivio, ma non avvenne.

Marta: vi chiedo ora di parlarmi della nascita e dello sviluppo della Fondazione Tagliolini.

Ugo Sani: nel 2004 la Val d’Orcia viene dichiarata patrimonio dell’UNESCO e quindi ufficialmente e finalmente considerata un bene paesaggistico da tutelare. Il nome di Archivio non mi è mai piaciuto, non avevo in quegli anni l’idea di voler fare un archivio e negli ultimi anni proseguiva in maniera molto stanca, con il proseguimento della pubblicazione dei quaderni. Ho pensato di poter allargare il tutto agli altri comuni del Parco della Val d’Orcia per passare a una cosa condivisa. Non è stato semplicissimo riuscire ad avere la partecipazione dei comuni per la costituzione di una Fondazione, che nasce con un fondo economico minimo. La mia idea era di creare uno strumento a sostegno dell’idea di parco artistico e culturale. Purtroppo non c’è sempre stata una partecipazione entusiasta ai progetti, tanto che poi il comune di Montalcino è uscito. Comunque il comune di San Quirico si porta dietro un lungo lavoro che è iniziato con noi quando eravamo ventenni e si è evoluto nel corso del tempo. Per cui sicuramente il comune di San Quirico è quello più coinvolto. Abbiamo avuto un paio di iniziative importanti come l’Atlante sulla Val d’Orcia prodotto per l’insegnamento nelle scuole con un lavorato di architettura di Empoli e la collaborazione della Facoltà di Architettura di Firenze, a cui lavorò un architetto neolaureato della zona, Andrea Saladini, con una disegnatrice. La difficoltà del progetto è stata la traduzione del linguaggio tecnico essenziale per dei bambini. Si è deciso di sviluppare una sorta di fumetto, con un’operazione piuttosto faticosa che però ha prodotto un buon risultato. Paolo è poi riuscito a coinvolgere almeno alcune scolaresche e insegnanti alla partecipazione in varie attività.

Paolo Naldi: eravamo partiti con dei progetti europei per auto-finanziarci. Il primo progetto si trattava di girare in vari paesi europei e partecipare a piccoli laboratori sul verde e le piante (avevamo presentato la malva, l’ulivo e il cipresso). Poi abbiamo fatto un progetto Erasmus relativamente al colore blu e all’artigianato della Val d’Orcia. Quest’ultimo ci ha consentito di lavorare con varie realtà. San Quirico è stato un grande centro di produzione di ceramiche, colorate con pigmenti blu. Si è partiti con i bambini delle scuole elementari di San Quirico e Castiglione portandoli sul territorio e spiegandogli le tecniche dell’argilla, poi si è passati al laboratorio con una ceramista insegnante della zona. A Pienza hanno fatto un laboratorio di estrazione del colore dalle piante e poi i bambini hanno scritto una piccola opera teatrale costruendo addirittura le scenografie e i costumi utilizzando il colore blu. Il progetto è stato ampliato anche alle associazioni di disabili che hanno prodotto delle ceramiche.

Ugo Sani: tornando però alla costituzione della fondazione, in quel momento io ero Presidente dell’Archivio. L’allora sindaco Marileno Franci, siamo all’inizio degli anni 2000, aveva capito l’importanza di acquisire anche la biblioteca specializzata di Tagliolini.

Paolo Naldi: i documenti e progetti di Tagliolini invece sono entrati a far parte del patrimonio della Fondazione. Questo patrimonio di 19000 documenti è stato conteggiato e capitato dalla Sovrintendenza per 205000 € circa. Non è alienabile e sul mercato non avrebbe prezzo sul mercato.

Marta: i progetti e le fotografie hanno ricevuto la dichiarazione di interesse storico o culturale da parte della Sovrintendenza?

Ugo Sani: in un primo momento mi venne suggerito di fare domanda per questa richiesta a livello regionale. Poi mi è stato detto che il procedimento sarebbe stato infinito. Quindi l’ho fatto a livello nazionale, come associazione di interesse nazionale per la Fondazione. Grazie a questa operazione la Fondazione ha una certa importanza a un livello che va oltre il locale. Purtroppo, il binario su cui noi corriamo, l’approccio artistico ed estetico al paesaggio e alla cultura non si incontra quasi mai con i progetti europei, i quali invece puntano sulla formazione e sull’istruzione. Fortunatamente abbiamo avuto come coordinatrice al progetto europeo un’artista francese che un po’ ci ha permesso di esprimere i risultati anche a livello artistico, anche se poi i progetti erano comunque finalizzati ad un obiettivo non estetico o artistico. I progetti europei sono una delle fonti principali di finanziamento per noi, infatti tutti i soldi che noi dovremmo percepire per la partecipazione e la coordinazione dei progetti europei decidiamo poi di utilizzarli per la Fondazione e il Centro Studi.

Paolo Naldi: per i progetti importanti chiediamo invece un finanziamento da parte dei comuni, come per l’Atlante. Ad esempio, nel 2021 avremo un convegno nazionale qui e a Pienza (che era stato programmato nel 2020, ma rimandato) in concomitanza a una mostra che sarà curata da Carlo Sassetti. Per questo evento avremo un finanziamento da parte dei comuni e degli sponsor.

Ugo Sani: lo scopo principale della Fondazione non è chiaramente il guadagno, ma è creare un movimento culturale. Movimento che può far conoscere, studiare e valorizzare il nostro territorio e la nostra cultura, che poi è l’obiettivo originale dei nostri progetti.

Paolo Naldi: oggi nella Fondazione abbiamo le schede delle ville e giardini che noi abbiamo fotografato, oltre 3600 scatti fotografici importantissimi perché documentano lo stato di degrado dei giardini negli anni Settanta, ottanta e primi novanta. Un’azienda di Torino su bando del comune ha poi scannerizzato le immagini in bassa, media e alta qualità. In bassa risoluzione erano state caricare sul sito ed erano consultabili. Il sito poi è stato tolto perché annualmente la manutenzione costava troppo. Ora noi abbiamo questi file su cd e li teniamo a disposizione di chi volesse venire qui a consultarle o utilizzarle per le mostre. I musei del Trentino hanno utilizzato sotto nostro permesso delle mostre e una mostra inaugurata a metà agosto. Abbiamo anche tutte le schede di catalogazione dei giardini delle provincie di Siena, Arezzo e Grosseto.

Ugo Sani: io cercando in mercatini sono riuscito anche a realizzare una sezione con fotografie che documentano la bonifica del paesaggio della Val d’Orcia dal 1929 agli anni Cinquanta e Sessanta, tutte digitalizzate. C’è oggi un patrimonio molto grande conservato in queste stanze.